Racconto di una sniffata al centro della tavoletta

da | Mag 24, 2021 | Social | 0 commenti

«l’ipocrisia è un favore che il vizio rende alla virtù»

Più sei stravagante, più sarai additato. Più sarai convenzionale, più potrai farla franca…

 

#zezzwoski esperienza

 

 

 

 

 

non sono dimostrabile

Più aumentano gli anni, più la mia memoria si rinforza. Più osservo la vita scorrere, più la vita mi educa ad osservare. Sono arrivato in un punto che molti chiamano della consapevolezza e che io chiamo «Se è vero che il mondo gira prima o poi devi passare di qua» 

 

Per molto tempo è stato un locale ‘trasgressivo’, nella stradina accanto i ragazzi si facevano le canne… poi è diventato un locale per una Lecce da bere.

Una sera ero seduto al tavolo a mangiare con degli amici nella prossimità della porta dei bagni. Passa Luca (nome di fantasia) mi riconosce e si ferma a salutare. Incrocio il suo sguardo palluto e con i saluti parte la sua ginnastica maxillo-facciale post taumaturgica.

Le narici si dilatavano come degli anemoni di mare in una filtrazione di ossigeno e residui chimici sparsi su peli antistanti la mucosa olfattiva. Tirava su l’aria, come un bambino tira su il moccio che cola dalle narici. Stavo mangiando un panino con una salsa a base di cetriolo, giusto per dire. Luca disse alcune cose simpatiche mosse da insolita euforia al resto dei miei amici.

Tra i miei amici c’era Maria, nome biblico di poca fantasia che anticipa il personaggio. Maria pensò automaticamente, e con comprovata esperienza, che era l’uomo della sua vita, esattamente come i suoi fidanzati precedenti. Maria sistemò il decolté per meglio mostrare la merce in baracca. Aveva la stessa movenza discreta di un’attrice porno ma senza audio.

Dal bagno continuava il via vai di bella gente: ragazzi di buona famiglia, professionisti… mica gente come il sottoscritto. Mi risiedo mentre passa Anna (nome palindromo e di fantasia). Mi rialzo per salutare e lei mi GNAGNA qualcosa come  in una giornata di scirocco senza acqua.

Luca e Anna stanno insieme, Maria richiude subito la baracca come in un venerdì mercatale di novembre quando inizia a piovere. I due si allontano e vanno a sedere al loro tavolo e tracannare la terza bottiglia di prosecco. Quando si dice: piove sempre sul bagnato.

Dall’insospettabile toilette escono euforici, pimpanti e palluti altri soggetti. Maria si alza e dice «vado in bagno». Mi sento in dovere di allertare per le possibili conseguenze. È evidente che dalle canne all’esterno, il locale ha fatto un salto di stile e soprattutto di ordinata discrezione.
«Maria, mi raccomando non ti sedere sulla tavoletta, ti si potrebbe allargare pure….»

#zezzwoski: il racconto termina per sopraggiunta disforia narrativa e per aver raggiunto un altro punto della consapevolezza che recita «lu binchiatu nu cride a lu degiunu» (chi è sazio non crede a chi ha fame)