Tutta colpa del codino
Storia di quando frequentavo Lorenzo e a sua madre sembravo un tipo pericoloso e poco raccomandabile.
#zezzwoski
non sono dimostrabile
Una teoria sostiene che sia il figlio a scegliere i genitori da cui nascere e non i genitori a decidere di avere un figlio. Giriamo, giriamo fino a quando non troviamo due che fanno al caso nostro: poi nasciamo con una ragione ben precisa.
Cara la mia criminologa di fiducia,
scomoda come tesi, vero? Sovverte la logica del pensiero comune. I genitori che con ‘maturità’, alcuni con impegno, altri per casualità, certi con provette e pastigliette: zacchete! fanno un figlio. Difficile pensare che un essere, con il suo personale scopo di vita, possa decidere o provare a nascere a se stesso.
Avevo 16 anni e frequentavo un ragazzo. Studiavamo insieme, uscivamo e condividevamo molte passioni. L’amicizia è stata una cosa seria nella mia vita, tanto seria che ho creduto al miglior amico/amica ad ogni stretta di mano. Una vita consumata tra carpo, metacarpo e falangi. Ogni tanto capitava qualcuno e ci rimaneva per un po’. Così in quella sedicesima primavera capitò tra le mani Lorenzo (nome maschile, casuale e generato da google).
Lorenzo abitava più o meno in centro con la famiglia. Ecco la questione, a sedici anni si vive con la famiglia. Io arrivavo, suonavo al citofono, rispondeva la madre, poi arrivava Lorenzo e mi invitava a salire. La donna mi squadrava dalla testa ai piedi, poi risaliva verso la testa e fissava i miei capelli lunghi. Spesso i commenti partivano dal mitologico narrativo, superavano la cronaca e sfociavano in giudizi estetici, sessuali fino al supremo verdetto: «ma i tuoi non dicono niente?»
In genere le cose andavano così e le colpe ricadevano sui miei genitori che, a suo dire, erano troppo permissivi nei miei confronti. Provavo a difendere le qualità dei miei e lei ritornava all’attacco: «ma lo sanno che fumi?» ed altri lusinghieri complimenti. La donna temeva che il figlio iniziasse a seguire il mio stile. A dire il vero, a parte i capelli, Lorenzo fumava, beveva, guidava i motorini degli amici ed altre cose che la madre non ha mai saputo perché impegnata a lucidare l’argenteria e le sue virtù.
Lorenzo non mi difendeva mai e preferiva defilarsi, lasciandomi al martirio con le frustrazioni e insicurezze della madre. Poi ci mettevamo a studiare, il giusto senza esagerare, la madre portava il tè e due pasticcini contati. Aspettava mentre il figlio inzuppava freneticamente la bustina di tè, soprattutto per togliersela dai coglioni e per evitare di macchiare la preziosa tovaglia che ricopriva il tavolo.
Bevevamo la pallida bevanda dal retrogusto di tè e dal colore di una urina carica di farmaci appena metabolizzati. Poi Lorenzo diceva alla madre l’intenzione di uscire e lo faceva mentre si chiudeva in bagno o in camera per cambiarsi. Ovviamente la donna con qualcuno doveva sfogarsi ed io ero già vestito e ‘pisciato’.
Cara dottoressa lo sa che ci ho messo una vita a capire l’equazione genitori-figli? Ho capito soprattutto l’equazione che passa in una dinamica familiare, dove la verità si nasconde per essere fedele all’immagine e alle aspettative che gli altri membri del nucleo si aspettano da te.
Può sembrare complesso ma invece è funzionale.
Lorenzo ha sposato due donne. Ha lasciato la prima moglie peggio della madre, ha sposato la seconda che è la somma delle due. Anche l’ultima lucida argenteria e tutte le virtù ereditate.
#zezzwoski: ho tagliato i capelli, non fumo più e non frequento Lorenzo.