8 marzo 1985 che ci crediate o no, io avevo 15 anni
Ho amato le femminone alte, le mascoline, le femministe, le lesbiche, le emancipate, le spregiudicate, le prostitute…
Ho amato tutte le DONNE che il sistema scarta.
#zezzwoski ho sempre e solo temuto le maschiliste
non sono dimostrabile
Tutti dovrebbero custodire le agende in similpelle antigraffio color foca opaco nero. Dai diari di scuola si comprendono esattamente le cose: come andarono o come sarebbero potute andare. Indietro non puoi tornare e non puoi cambiare la storia… ma di questo non ne sono sicuro.
L’ agenda dice che l’ otto marzo 1985 era venerdì. Mica cazzi, avevo 15 anni, mille dubbi su l’intero arco dell’esistenza futura, quindi era già complicata come situazione da vivere. La mia scuola era in via D’Annunzio e tutti avevano portato le mimose per compagne e professoresse. Il preside aveva fatto sapere che aderire alla manifestazione sarebbe stato equiparato allo sciopero, quindi non entrare a scuola sarebbe costata una nota alla classe.
Non era ancora suonata la campanella quando Mariarosaria arrivò con la sua vespa pk 50 elaborata. Aveva una camminata autoritaria e decisa. Mariarosaria non era magrissima, calzava sempre e solo anfibi e guidava la sua vespa come i giovani delle case popolari. Giocava a calcio con i ragazzi della scuola, peraltro grande terzino, e vista la sua mole era molto rispettata, forse meglio dire temuta, nella marcatura ad uomo.
Sotto i portici c’era Andrea, considerato il più bello dell’istituto. Biondo, occhi blu, magro, strafigo, con la barba da trentenne, sempre circondato da un rumoroso pollaio di ragazzine in piena tempesta ormonale. Frequentava la stessa classe di Mariarosaria ed erano più grandi di me. Io frequentavo il secondo anno mentre loro erano in terzo.
Mariarosaria aveva in mano una busta della spesa, scansò tutti i mazzetti di mimosa con i quali gli amici cercavano di festeggiarla e arrivò al centro dell’atrio. Aprì la busta e tirò fuori un finocchio offrendolo come omaggio ad Andrea. Bello, rigoglioso e con un bel fusto ramificato. Partì una risata, quasi tutta maschile, che vedeva nel gesto, l’abbattimento del maschio ALPHA. Sono sicuro che avrebbe riso pure il preside del gesto. La solidarietà ‘maschile’ è solo una vecchia legenda che la storia, astutamente, racconta alle donne per far credere che manca solo a loro.
Andrea diventò rosso, anche perché nel 1985 il gesto non era classificabile come bullismo. Le ragazzette che sognavano di essere fidanzate con il biondino, mandarono sguardi minacciosi e sprezzanti nei confronti di Mariarosaria, mentre i ragazzi cominciarono ad apprezzarla un po’ di più. I misteri che regolano la teoria del genere sono sempre riconducibili a ciò che ci serve dell’altro sesso.
La prima campanella che invitava gli studenti ad entrare stava suonando. Dovevamo decidere se entrare in classe o sgattaiolare da qualche parte. Mariarosaria propose di manifestare ma non riuscì ad ottenere lo stesso successo avuto prima. Ai tempi del ministro dell’ istruzione Franca Falcucci, le ritorsioni di un preside democristiano, erano abbastanza temute.
Il nutrito popolo scolastico cominciava ad entrare in classe e rimanemmo in pochi con l’idee rivoluzionarie. In tutta sincerità, nel 1985, della lotta alle pari opportunità non me ne fregava niente. Due ore di matematica e due di italiano, erano pesanti indipendentemente da quello che ti ritrovavi in mezzo alle gambe.
Nel mio vagare smarrito, in cerca di un compagno con cui marinare, incrociai lo sguardo di Mariarosaria, la quale capì subito. Con uno scatto deciso del collo che indicava azione e traiettoria verso la sua vespa truccata, mi invitò a seguirla. Salì e sedetti nello spazio rimasto del sellino, quello tra cucitura e la scritta Piaggio.
In pochi minuti ci ritrovammo su viale dello Stadio, poi sul rettilineo che portava diritti al mare. Parcheggiò la vespa, superammo un muretto che delimita la strada dalla spiaggia e ci dirigemmo al lido. Le cabine erano senza porte per preservarle dalla salsedine e dagli atti vandalici. In genere erano apprezzate come riparo per giovani coppie in cerca d’intimità. Scegliemmo quella con la porta contraria alla tramontana. Entrammo e ci sedemmo a terra. Lei aprì il giubbotto e mi guardò mentre infilava la mano nella maglietta. Allargò lo spazio tra le sue grandi tette e senza dire una parola tirò fuori una cosa…
L’otto marzo millenovecentoottantacinque un DONNA m’insegnò a rollare le canne.